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Luce e subconscio

La ricerca di Marzia Ratti è viaggio compiuto nel subconscio che si nutre di luce. Una proiezione fantastica che tende ad espandersi, da dentro a fuori, alla scoperta di una dimensione post umana. Il focus della sua arte è legato all'emozionale, all’intimità dell'anima e della mente. E’ un'espressione dicotomica, che trae origine dall'immenso potere che il subcosciente esercita nell'essere umano. Essere umano concreto nelle sue forme e fisicità, tangibile, controverso ed inquieto all’ infinita ricerca di se stesso e di quanto oltre sé, proiettato nella corsa verso il domani che chiama progresso. Scienza, tecnologia, genetica, robotica, siamo solo all'inizio della consapevolezza, di una macchina biochimica in corsa, lanciata a velocità esponenziale, senza limiti verso un futuro, dove tutto si fonde e tutto diviene possibile oltre la natura, oltre l'etica, alienando morale e religioni al di là dell'essere umano stesso. Nasce così un pensiero illuminato, che culmina nella riproduzione programmata e cosciente dell'uomo che tende a disumanizzare se stesso. Avviato il percorso della clonazione terapeutica e della scienza rigenerativa a scopo medico, dalla riproduzione di cellule in vitro a quella dei tessuti fino alla creazione di organi completi e al loro trapianto, la strada prescelta va nella direzione che indica il paradosso della creazione, umanoidi come piccoli soldati nati in provetta, capaci di uno sviluppo rapido e un apprendimento mirato e veloce, dove il 'Se' come spazio formativo sarà compresso e formattato da un 'Io' scelto e determinato. Lo sviluppo o riduzione umana in macchina, capace di elaborare un’enorme quantità di informazioni e pensieri, genera un nuovo modello di emozioni programmate, con la sola necessità di manutenzione ed eventuale riparazione. Il nuovo DNA è composto da stringhe dati e di algoritmi dienneici, da sviluppi biochimici ed informatici, che danno luce al nuovo uomo senza maschere e senza colpa. Marzia imprime il suo pensiero, partendo da un “semplice” Uovo come simbolo, archetipo di Vita, come incubatore e culla della creazione che genera una “storia” da cui fuoriesce e vive secondo percorsi prestabiliti. Le opere in esposizione hanno come elemento caratterizzante il neon modellato nei suoi colori deduttivi e profondi. La serie di clonazioni, oltre all’utilizzo di neon ed elementi stampati in plexiglas e policarbonato, introduce un ritorno alla materia modellata: gli embrioni, i feti e i cloni sono modellati in creta, stampati in gesso e rivestiti completamente in resina o annegati in essa.